Arte Italiana 1968-2007 Pittura
Gran mostra, davvero una gemma per l’estate milanese.
Un gran numero (oltre il centinaio) di pezzi, che coprono gli ultimi 40 anni di pittura.
Praticamente un pezzo per artista, molti nomi importanti ma anche molti meno noti e tutta la parte sui veri contemporanei (2000 in poi) costellata da vere piccole gemme di artisti poco noti. Che però lo saranno, poco noti, ancora per poco.
Penso che uno dei significati della mostra sia quello di far vedere che la pittura oggi non è solo segno incomprensibile, che gli artisti degli ultimi anni non sono tutti piccoli Jackson Pollock o Fontana.
C’è spazio e valore per il figurativo, per il paesaggio, per il realismo e per l’iperrealismo. E soprattutto c’è spazio per la tecnica: ci sono dei gran bei pezzi di questi anni dove la matita svergognano la resa delle migliori fotografie bianco e nero di Basilico, o dove l’olio può essere tranquillamente quello di una rande del ‘600. Quello che cambia, ed è bene che sia così, sono i messaggi.
A lato (ma comprese obbligatoriamente nel biglietto, mpf…) personale su Cavagliero, definito come “il più sconosciuto dei pittori italiani del primo trentennio del novecento”. Tutto sommato, uscendo dalle sale, si capisce perchè sia il più sconosciuto e come tutto sommato si meriti di rimanerlo…
Si chiude poi con 3 sale 3 dedicate a Giò Ponti, grande architetto e designer. Nulla da ridire sul valore dell’opera esposta, ma si cade nella solita contraddizione: se il design è unione di bello e utile, per apprezzare l’opera di un maestro dovrei poter vedere (e qui ci siamo) e provare gli oggetti (e qui non ci siamo).
Le sue sedie saranno anche splendide, ma se non fossero comode, l’artista avrebbe realizzato il suo scopo?
A parte questi piccoli difetti, l’ennesima conferma, dopo quanto di bello visto con Serafini e Balkenhol al Pac, che l’estate milanese è stata davvero una bella estate d’arte.