Il passato ritorna
e improvvisamente ti colpisce una, due, tre volte. E ti lascia senza fiato.
Il passato ritorna nella forma delle mani di tua nonna, che ora, colpita da ictus e privata della parola, tenta di scrivere con la sinistra. E tu le dici “Potevi imparare da me, quando ero piccolo, invece di tentare di correggermi” e lei ride, perchè sarà muta, ma capisce, e i tuoi occhi si riempiono di lacrime, per il tempo che è passato, standole a volte troppo lontano.
Il passato ritorna nella forma di E. che non vedi da otto anni almeno e incontri per caso a bordo campo di una partita di calcio. Ti dice: “sai che ho ancora una tua foto appesa in camera, con te, mio fratello e C. che fate gli scemi all’Aquatica?”. E ti trovi a rispondere “Saran passati dieci anni”, e la vedi contare con le dita, che insieme non vi rendete conto che possa essere passato così tanto.
Il passato ritorna nella forma di L., che hai dimenticato di sentire da un anno a questa parte, dall’ultima volta che l’hai vista, riflessa nel retrovisore della tua auto, andando al lavoro. E ti viene naturale però raccontarle tutti i tuoi dolori, gli eventi di questo annus horribilis. E strapparle una (vana?) promessa che, sì, ci si deve vedere una di queste sere.
Cosa mi vorrà dire il passato? Tre eventi di questo tipo nello stesso giorno non sono una coincidenza.