Fight for what right?
Ieri sera, cenando dopo la palestra, mi sono intrattenuto con Striscia La Notizia.
Tra frizzi e lazzi e cosce varie, mi ha colpito il servizio sui presunti truffati da un’impiegata di banca.
Questo gruppo di una trentina di persone, tutti titolari di conto presso la stessa filiale di una banca in Emilia, dichiara di essere stata truffata da un’impiegata della banca. A ogni visita, la signora diceva loro che tutto andava bene, erogava il contante richiesto e proponeva investimenti. Solo dopo si è in realtà scoperto che pian piano i soldi di questi signori erano spariti, e che la liquidità veniva garantita solo tramite strani giroconto tra i conti di un cliente e l’altro. Praticamente, sempre con le stesse 100 euro, facendole vedere una volta all’uno e una volta all’altro, si mandavano avanti 30 conti corrente da 100 euro.
Due però sono i punti che mi lasciano molto perplesso:
a) una banca non basa mai le sue comunicazioni con il cliente solo tramite lo sportello. Può essere possibile che per questi anni i correntisti non abbiano mai ricevuto a casa un estratto conto? O sono loro che non l’hanno letto?
b) mi sembra sia politica delle banche prevedere una certa rotazione del personale, soprattutto di quello che segue gli investimenti. Questo proprio per evitare che si instauri un rapporto di familiarità eccessiva tra cliente e venditore. Come mai la signora, in questi anni, non è mai stata spostata o almeno le è stato cambiato il portafoglio clienti?
Da come l’ha messa Striscia, pare proprio che sia il solito servizio di difesa del “Diritto alla stupidità”, ovvero che nonostante questi signori abbiano accettato supinamente mancanze di estratto conto o strani movimenti di personale ora debbano essere risarciti. Poverini loro, banche cattive, paladini noi, eccetera eccetera.
Ma (e vi invito a leggervi un po’ di articoli sulla Gazzetta di Reggio) le cose all’Unicredit non andavano esattamente come raccontato.
Si parla chiaramente di scritture private, giri strani di contante, prelievi non autorizzati. Tutte cose che per un cittadino normale, in una banca normale non dovrebbero succedere.
Non è che semplicemente qui dopo anni in cui tutto filava liscio come l’olio, tutti guadagnano tutti contenti, magari anche per colpa della crisi qualche rubinetto ha iniziato a chiudersi e chi era coinvolto ha provato a dare la colpa a più gente possibile, pur di non vedersela addossata a sè?
Una chiosa: come mai la scelta di non dire il nome della banca nel servizio? Forse perchè Unicredit è un importante investitore pubblicitario e oggi i pochi che ancora fanno pubblicità in Tv è meglio tenerseli buoni?