Meglio 10 ricchi o il 10% di ricchi?
Un commento al volo su questo pezzo del Corriere.
Vi si riporta che, secondo il Consiglio Universitario Nazionale, il numero degli iscritti all’università è diminuito dai 338mila del 2003-2004 ai 280mila del 2011-2012.
E si attacca la solita geremiade sulla crisi, sulla fine dei valori, sui giovani sfiduciati ecc ecc.
A fare il famoso “fact checking”, ovvero “controlliamo prima di scrivere una stronzata” ci vogliono 5 minuti. E il risultato è che la questione è un (bel) po’ diversa.
Secondo voi è più importante quante persone in assoluto vanno all’università o quanta parte delle persone che potrebbero andare ci va?
Io direi la seconda, più il valore è alto, maggiore è la parte della popolazione che ha accesso all’istruzione superiore.
Andiamo quindi alla sezione demografica del sito Istat.
Ci prendiamo il dato di popolazione in funzione dell’età per chi ha dai 19 ai 24 anni oggi e per chi ne aveva dai 19 ai 24 10 anni fa (ovvero gli odierni 29-34enni).
In Italia ci sono 3.111.103 abitanti tra i 19 e i 24 anni e 3.909.109 abitanti tra i 29 e i 34 anni (tra cui io!).
Facendo un rapporto tra immatricolati e abitanti, oggi risulta iscritto il (280.144/3.111.103) = 9,00% della popolazione, contro il (338.482/3.909.109) = 8,65% di 10 anni fa.
La quota quindi in 10 anni è aumentata di quasi mezzo punto percentuale.
Quindi la possibilità di accesso all’istruzione superiore è aumentata (poi sarebbe opportuno fosse aumentata di più, ma non stiamo a sindacare).
Certo, forse non è una bellissima cosa da mettere in evidenza, quando negli ultimi 10-15 anni (quindi a dati demografici noti), piuttosto che migliorare il livello medio dell’università si è mirato solo a moltiplicare al massimo possibile il numero di corsi e sedi.
Fare 1 ricerca su un sito e 2 divisioni per verificare se i fatti stanno in piedi mi sembra sia il minimo da fare prima di pubblicare una notizia.
Chi non lo fa, per me, non si merita neanche i soldi derivanti dalle impression dei banner.