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Theros

Ho iniziato a giocare a Magic: the Gathering sostanzialmente appena è stato lanciato in Italia, nel 1995. Ho giocato (principalmente a scuola, prima, durante e dopo le lezioni) per qualche anno circa fino al 1997 e poi mi sono fermato. Altre cose per la testa.

Ho ripreso nel 2008 e mi sono fermato nel 2014, un mesetto fa.

Soprattutto nel secondo periodo il gioco mi ha veramente preso tanto, è diventato il mio hobby principe.

Vuol dire leggere tutti i giorni le notizie sul sito internet, studiare i nuovi set che escono ogni tre mesi circa, seguire i tornei, i giocatori e i tipi di mazzi che giocano e negli ultimi 2 anni comprare anche i micro ebook che facevano uscire per spiegare la storia dei set.

Ne scrivo quindi con la scusa che ho appena finito di leggere la seconda parte del romanzo di quest’anno, Theros, fanservice e niente di più, ovvero racconti che servono a chi già segue Magic a seguirlo ancora di più.

Ma questa attività prettamente commerciale è fatta molto bene: le trame sono sempre interessanti e gli ebook sono scritti bene; escono solo in inglese, ma è un inglese semplice e non è un problema, anzi è un ulteriore scusa per leggerli (“Così alleno l’inglese”).

La cosa che mi ha colpito del romanzo di quest’anno è stata che diversamente dal solito si distaccano parecchio da quello che viene raccontato tramite le carte; nell’anno passato e, mi dicono, anche sui romanzi su carta di qualche anno fa la “trama” inventata per i set era seguita pedissequamente nei romanzi, rendendone inutile la lettura dopo l’uscita del set, tanto si sapeva già come andava a finire.

La mia decisione di smettere di giocare a Magic è abbastanza recente e legata a un semplicissimo motivo: qualsiasi gioco che prevede la competizione come modalità principale è una cosa che richiede tempo, tanto tempo.

Siccome nel bene e nel male si gioca comunque per vincere o comunque per fare “bella figura” serve conoscere le carte, conoscere le loro interazione, conoscere i diversi tipi di mazzo. E fare pratica, tanta pratica, in modo che alcune “reazioni” diventino automatiche.

Non nego che il gioco abbia dei benefici, come tutti i giochi strategici allena la mente in maniera molto efficace, insegna a pianificare ora cose che poi farai tra due tre turni, permette di allenarsi a fare scenari e a valutare come reagire.

Ma per farlo, bisogna conoscere a menadito troppe cose, il feed degli articoli, il Twitter del giocatore Pro, il video del torneo, il tumblr con le nuove carte. E siccome io le cose o le faccio bene o non le faccio (grazie Yoda per avermi rovinato, sgrunt), ho deciso “basta”.

E quindi ora sono in modalità cold turkey, disiscritto da tutto per non far tornare quella voglia.

Ma è stato bello. E anche scriverne mi aiuta a sfogare 😛