Piaceri in piazza Gourmand
Ammazza che porcata.
Finalmente posso sfogarmi su un libro che non mi è piaciuto. Daniel Pennac scrisse diversi anni fa un decalogo dei diritti del lettore: tra questi l’autore francese mette il diritto di piantar lì di leggere un libro. Di solito io di questo diritto non mi avvalgo, perché credo che qualsiasi libro brutto possa a un certo punto redimersi; non me ne sono avvalso neanche stavolta, anche se la tentazione non è mai stata così forte. E arrivato alla fine ho detto: “Stavolta avrei dovuto”.
“Piaceri in piazza Gourmand” è un libro completamente sconclusionato in cui si fa una sorta di racconto corale con una dozzina di protagonisti ma si finisce per fare semplicemente degli insignificanti quadretti, con prosa pesante come un tiramisù fatto con le uova andate a male, con sopra un cetriolo rappresentato dalle 40 pagine di spiegazione culinaria dei singoli capitoli che sta alla fine.
Il progetto in sé è anche interessante: l’idea di un incrocio tra un romanzo e contenuti culinari era anche gradevole all’inizio, soprattutto in un paio di capitoli come quello in cui si parla del barbone Pierre. C’è anche un barlume di inventiva e creatività ma tutto questo naufraga in una serie di eventi sconclusionati e prevedibili, scritti male, macchiati da una serie di citazioni culinarie che sono lì perché devono; potremmo tranquillamente togliere tutti i riferimenti culinari e il significato del libro cambierebbe praticamente di nulla.
Sui personaggi è meglio stendere un velo pietoso: a parte l’eccezione già citata, tutto il resto si muove come nei peggiori stereotipi. Donne giovani indecise, uomini adulti che decidono di cambiare la propria vita mettendosi con donne giovani, ricchi che fanno gli stronzi, vecchie che rimpiangono i tempi passati: onestamente la fiera del personaggio scontato.
Però l’ho finito lo stesso perché sono una testa dura e come ho detto più volte mi è successo di arrivare a tre quarti di un libro dicendo “oh che schifo” e scoprire invece che nell’ultimo quarto si salvala la situazione.
Qui invece NO.