Come to the dark side! We have COOKIES!
Dopo il 2 giugno, c’è stato un certo bailamme nell’Internet italiana per la questione della cosiddetta “Cookie law”.
Sostanzialmente, un anno fa circa, il garante della Privacy ha emanato un provvedimento, che faceva da regolamento tecnico al recepimento della relativa direttiva UE.
Ora, come purtroppo vedo anche nel mio lavoro, il recepimento delle direttive europee non è sempre rose e fiori, e anche in questo caso, sebbene la parte legislativa sia stata fatta per tempo, dei termini operativi ce ne si è iniziati a interessare solo in prossimità e dopo il termine.
Siamo al 15 di Giugno e solo ora si iniziano ad avere chiari i termini della questione.
La cosa era perfettibile? Certo.
Ci si poteva muovere prima? Assolutamente.
Ma qui, come sempre, la colpa si divide sul legislatore, che non chiarisce l’importanza delle leggi, e sulle associazioni di categoria/operatori, che non si muovono MAI per tempo).
Ma soprattutto (e qui mi stacco dalla vulgata comune):
Le richieste sono irragionevoli? No. No. E 100 volte no. E mi è piaciuta molto la diversa disciplina richiesta a chi con i siti ci cazzeggia, rispetto a chi con i siti ci guadagna.
Sostanzialmente il garante dice:
– se il sito è il tuo orticello, in cui i dati che ottieni li gestisci tu e non fai cose strane (da cui è escluso il ricavarci reddito con la pubblicità), fai il minimo: scrivi in una pagina quali dati archivi e cosa ci fai.
– se il sito è il tuo orticello e usi servizi esterni per gestire i dati che raccogli, informati su ciò che ne viene fatto e danne comunicazione a chi ti visita
– sul sito ci fai i soldi, tratti molti dati, incroci questi dati per fare dei profili: ok, comunicamelo (e, vabbè, paga l’obolo).
Purtroppo questo non è stato ben comunicato, ma il concetto che c’è dietro mi sembra sacrosanto: chi gestisce un sito web, anche semplice come un blog, non può non sapere che servizi ha installato e cosa fanno quei servizi con i dati degli utenti.
L’esempio massimo, in questo caso, è Google Analytics: è sì un tool di statistiche per il gestore del sito (quante visite fa il sito, da dove arrivano gli utenti, dove vanno, quanto stanno sulle pagine), ma gli stessi dati sono aggregati con quelli di altri siti e usati da Google per creare un profilo dell’utente (per servirgli pubblicità).
Analytics è uno strumento complesso, il cui uso è oggetto di corsi e sulla cui buona o cattiva performance, in certi ambiti, ballano cifroni.
Sono d’accordo che chi decide di usare sul suo sito un servizio del genere debba darne adeguata informazione agli utenti. E no, la soluzione “se ti interessa googlatelo da solo” non mi sembra corretta, non possiamo basarci sempre sulla buona volontà degli utenti.
Si badi bene: io non contesto l’esistenza del servizio, ma la domanda che mi sono fatto è stata:
“Per quello che serve a me, è il servizio giusto? Davvero voglio che per sapere quanti mi visitano io sia obbligato a dover informare i miei visitatori (e a cedere i loro dati a un terzo)?”
Parliamoci chiaro, questo è un sitarello minimo e lo faccio per me. Quello che pago di hosting all’anno è già il budget massimo, e il tempo che dedico lo voglio usare per scrivere articoli, non sproloquiate sull’uso che farei dei dati (se li avessi).
Stesso discorso per il boxettino con i miei tweet: basta un link e mi trovate là, senza bisogno di impestarvi con 2000 caratteri che spiegano cosa farebbe Twitter con i vostri dati.
Un plauso qui va ai servizi (come Youtube) che già da tempo permettono l’embed di contenuti senza cookie.
Ripeto, questo vale per come utilizzo io il mio sito.
Altri, con scopi diversi, avranno (anche giustamente in alcuni casi) da lamentarsi.
E non entro nel tema che una norma europea dovrebbe avere applicazione omogenea a livello europeo (ma questa è una normativa, gli stati la devono recepire e quindi…), perchè sennò partono le parolacce.
Ricapitolando, quindi:
– è comparsa una Informativa sulla privacy, che spiega che dati raccolgo e cosa ne faccio.
– è stato inserito l’odioso sottopancia al primo accesso con la dichiarazione sui cookie, ma sparisce con lo scroll (tramite il plugin Cookie Law Info)
– da qualche giorno le statistiche sono gestite attraverso WP_Slimstat, che è un semplicissimo plugin di statistiche per WordPress che fa tutto sul serve, senza dare dati fuori.