Come fare marketing rimanendo brave persone
Fare marketing rimanendo brave persone è un libriccino di 150 pagine circa che già dal titolo è molto chiaro: parla di marketing, di come farlo e di come rimanere brave persone nel mentre.
Sono tre temi grossi, su cui si sono scritti libri che in 150 pagine probabilmente fanno stare l’indice, i ringraziamenti e l’introduzione, ma ha un pregio: è dannatamente efficace e capace di far salire la curiosità sul tema.
Dopo una piccola introduzione generale, per dare qualche definizione, si va subito nel dettaglio, con una meccanica che si ripete sempre per tutti i capitoli: piccola introduzione teorica, esempio, spiegazione più ampia.
Ovvio, i concetti presentati non sono approfonditi, non potrebbero esserlo in così poco spazio, ma si riesce sempre a cogliere molto bene il senso generale e a intravedere quei tre-quattro “agganci” che portano a voler approfondire.
Questa struttura è abbinata a un tema, quello del marketing, con cui ho comunque doppiamente a che fare tutti i giorni: sia nel contribuire, nel mio piccolo, a farlo (che cosa sono i beni di largo consumo senza beni?) sia , come tutti, nel riceverlo, visto che non vivo sotto una roccia.
E proprio questo doppio contatto negli anni mi ha portato ciclicamente ad incuriosirmene e poi ad allontanarmene, a sviluppare una serie di dubbi (“son tutte balle, non può funzionare”) e a risolverli (“saranno balle, ma funziona”). Mi sono quindi ritrovato in molte delle domande che nel libro si usano come spunto di discussione, come spinta per iniziare a spiegare il marketing e a mettere in luce quelle che per la mia testa sono le parti più credibili, quelle più scientifiche, dove si vede la correlazione con la biologia o con la neurologia.
Di certo, a fine libro, ci si accorge che non è stato altro che un antipasto, che per dieci domande che ora hanno una risposta ne sono nate cento nuove.
Ma va bene così.
_Disclaimer: ho una visione di parte sull’autore. Ci ho fatto un colloquio, ha avuto voce nella mia assunzione, è stato per un paio d’anni il capo del capo del mio capo.
Poi è andato dove è ora. Mai lavorato ogni giorno fianco a fianco (anche e soprattutto per quei tre livelli che ci separavano, ma pure per la sede diversa), ma diverse riunioni insieme e, alla fine, tra i vari “stili” che ho visto è uno di quelli che mi è piaciuto di più ed ho fatto più mio. Quindi non nascondo che già prima di leggere il libro, il nome sulla copertina mi dicesse molto, sia a livello professionale che a livello personale._