Denominazione di origine inventata
Vi piacciono i libri di cibo? Vi piacciono le opinioni fuori dal coro? Volete una collezione di fatti e fatterelli sufficienti per sistemare le prossime pause caffè / pranzo? Eccovi serviti.
Denominazione di origine inventata: le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani è un piacevole libretto che si dedica a smontare un po’ di miti del marketing del Food Made in Italy.
In una sorta di “follow the money” che parte dalla definizione e origine della stessa di “Cucina Italiana” e arriva ai singoli prodotti, vengono analizzati e smontati alcuni miti fondanti dell’alimentazione italiana, che è molto più moderna e molto meno tradizionale di quanto ci si aspetti. Money quote è la citazione di Hobswahm e del suo “L’invenzione della tradizione”, che testimonia che il libro non si ferma solo a “smascherare” il singolo fatto, ma riesce a motivare e costruire proprio una genesi del falso mito del Made In Italy.
Anche la conclusione, che propone la chiave di lettura del “Made in Italy” inteso come “Inventato in Italia”, ponendo l’accento positivo sull’invenzione tecnica, non può che essere apprezzata (ma ammetto di avere una posizione parziale in merito e un conflitto di interessi).
Indubbio però che il libro riesca nel suo intento, e bene, perchè sa raccontare in maniera semplice e diretta cose tecniche note ai tecnici ma ignote al pubblico più ampio.
Come tutti i libri a tesi, ci sono un po’ di punti dove si forza la mano e, pur di onorare la tesi, si glissa su qualche passaggio, storico o logico, ma in generale l’impianto regge bene. Il libro è scorrevolissimo, piacevole e godibile. In un libro che usa molto lo strumento dell’attacco alle fonti altrui, avrei preferito una bibliografia più robusta a supporto delle proprie tesi, anche se già la sola citazione di Montanari e Capatti è comunque un buon suggerimento.