No one is free until everyone is free
Non credo che gli sportivi, gli artisti, ibusiness men debbano essere esempi di vita a tutto tondo. Fanno il loro mestiere, danno l’esempio al massimo nel loro settore. Di un grande sportivo non potrò mai imparare il talento, ma posso studiare la sua tecnica e le sue routine di allenamento e cercare di usarle per migliorarmi.
Sono, da questo punto di vista, d’accordo con la mozione Charles Barkley:
I am not a role model
Non mi aspetto che uno scrittore mi spieghi come si sta al mondo; al massimo mi può dare qualcosa, anche tanto, con le sue opere, ma mai con la sua vita e il modo d’essere. È un uomo anche lui, con i suoi pregi, certo, e anche i difetti.
Però, poi, ci sono le eccezioni.
Una di queste si chiama Kareem Abdul Jabbar. Uomo per cui già solo la storia personale dice moltissimo (nero americano convertito all’Islam, criticato, messo sotto accusa per le sue idee). Dal punto di vita sportivo, ha fatto per più di vent’anni il prim’attore nella storia del gioco (dominio al college con UCLA, titolo ai Bucks di Oscar, passaggio ai Lakers e titoli a pioggia anche lì, miglior marcatore di sempre, stile unico).
Ecco, lui è anche un role model: dice da sempre delle cose intelligentissime, argomentate, mai banali e spesso riesce a rompere il muro del pensiero di gruppo.
L’ha fatto di recente con un pezzo sull’Hollywood Reporter, dove critica la posizione antisemita di alcuni leader musicisti e sportivi di BLM. E lo fa con uno stile e una capacità argomentativa e persuasiva massima.
Vi invito a leggere il tutto, che si sublim nella profondità e la qualità della scelta della citazione di M.L. King che chiude il pezzo, che vi riporto:
Injustice anywhere is a threat to justice everywhere. We are caught in an inescapable network of mutuality.
che trovo una splendida uscita da alcune pessime dinamiche di “la mia sofferenza è meglio della tua” che, appunto, si sono lette in questi giorni.