dedioste’s

Your daily dose of dedioste. Since 2004

Scheletri

Scheletri è l’ultimo libro di Zerocalcare, fumettista principe dei ’10s in Italia, che ormai è assurto alla gloria nazional popolare anche come animatore, con i corti presentati durante il lockdown a Propaganda Live.

La situazione autoriale è un po’ (come sempre) poco chiara, e se si vuole è anche una delle cose che fanno funzionare il tutto: c’è questa trinità di enti (Michele Rech (l’uomo), Zerocalcare (l’io autoriale), Zerocalcare (il protagonista)) che giocando con i vari livello di riferimento riesce sempre a scrivere delle storie che sono un po’ autobiografia, un po’ narrazione storica e un po’ pura invenzione.

Tutto ovviamente contestualizzato in maniera postmoderna con abbondanza di citazioni e di riferimenti alla golden age preferita dai lettori, ovvero i fine ‘80/primi ‘90.

E anche stavolta il mix funziona, come in Macerie Prime (che mi accorgo ora di non aver mai recensito) e secondo me ancora più che in Dimentica il mio nome. Aiuta molto il taglio noir, che comunque dà maggiore tensione alla storia, spingendola in avanti con in passo più regolare e continuo del solito, anche grazie a una migliore gestione del lato comico e delle gag (niente pagine di interruzione per la gag, che sono ovviamente presenti ma più brevi e meglio inserite nello scorrere).

Centrali, al di là della storia, sono inoltre i temi cari a Zerocalcare: l’appartenenza sociale, la definizione di sè attraverso le scelte e gli atti, la coerenza.

Ecco, se uno vuole trovare il pelo nell’uovo, è ormai evidente che l’universo di Zerocalcare non sembra anche in questo caso presentare rivoluzioni o novità. Forse l’interesse per altre forme (come appunto l’animazione) nasce proprio da questo: anche all’autore inizia a venire ancora la curiosità di provare a fare qualcosa di diverso?

La capacità di fare qualcosa di diverso, di evolutivo ovviamente c’è (il capolavoro Kobane Calling è sempre lì a dimostrarlo), questa volta c’è stata la scelta del noir, ma sembra chiaro che un cambiamento inizia ad essere desiderato anche dall’autore. Alla fine è la stessa cosa che è successa nel primo passaggio, dal periodo delle strisce a quello dei romanzi.