Suite 200
Ho provato a rileggere libri “di carta”, non fumetti, proprio libri, ovviamente avvalendomi della mia biblioteca di paese, di cui sono da sempre fiero sostenitore e superorgoglioso.
Gironzolando una domenica mattina, mi sono preso questo “Suite 200” da una collana di testi su personaggi iconici dello sport.
Questo parla di Ayrton Senna.
Dirò una cosa strana per uno nato negli ‘80: di Formula 1 ne so pochissimo, non mi ha mai appassionato, non la ho mai seguita.
Anche tutta la questione Senna non l’ho mai “sentita”. Sì, ho un ricordo di quei due giorni di morte a Imola, mi ricordo dove ero il pomeriggio di quel primo maggio (all’oratorio di Olgiate Olona) ma non vissi la cosa come un dramma personale. Senna non era un idolo, la Formula 1 una passione lontana. Non piansi, non ne rimasi eccessivamente colpito.
Però, complici alcuni discorsi letti sulla chat di ISPA, mi sono fatto incuriosire.
Ed è stata una curiosità piacevole.
Il libro è una biografia “romanzata”, di fatto una sorta di monologo interiore ambientato nell’ultima notte di vita.
Gli aspetti della vita e del carattere del pilota che vengono descritti forse non sono noti a tutti, e sono sicuramente interessanti per conoscere una figura particolare, distante dalla classica idea di “pilota-di-formula-uno” stereotipata.
Si tratta di una persona sicuramente spigolosa, sicuramente ossessionata dal suo stesso sport (come Kobe, Cristiano Ronaldo, et al.), ma che Terruzzi riesce a mostrare anche umana, incerta, dubbiosa.
Su come affrontare un weekend di incidenti, su come deve andare avanti “il circo della formula 1”, su come deve andare avanti la sua vita.
C’è anche un inizio di “cosa farò dopo la formula 1”, che non deve essere una domanda facile. Rinunciare a quell’adrenalina deve essere come uscire da una dipendenza: lungo, doloroso e col rischio di ricadere, se non in quello, in qualcosa di simile.
Lo stile di Terruzzi è caratteristico: anche io, appunto non appassionato di motori, non sono riuscito in alcuni passaggi a non leggerlo con la sua cadenza, con la sua voce. È qualcosa che hai nel retrocranio e poi ti arriva, naturale. Ci sta, alla fine anche nel testo c’è questo gioco continuo di fuoco / fuori-fuoco tra autore e narratore. Non si riesce mai davvero a capire quanto sia Senna raccontato da Terruzzi e quanto Senna si racconti da solo.
Sul tema della carta: mah, posso dire che preferisco il Kindle? mi mancano (e lo vedete) le mie sottolineature, il poterci tornare, il poter fare “cerca” e trovare un nome un passaggio in velocità, senza sfogliare.
Vizi? Sicuramente. Ma almeno la lettura lasciatemela godere come piace a me.