Io ero il milanese
Anche la Rai oramai si è lanciata nel modo dei podcast.
Io sono oramai praticamente dipendente dai podcast, che sono diventati la mia unica colonna sonora in auto e nei momenti di lavoretti casalinghi.
Tramite la sua piattaforma “Rai Play Sound”, ora Rai propone sia cut up audio di programmi radiofonici sia produzioni originali.
Tra queste, mi è stato segnalato da più parti (tanto che a una persona l’ho riconsigliato dopo che me lo aveva qualche settimana prima consigliato lui) “Io ero il milanese”, ampio progetto incentrato su una lunga serie di interviste a una persona dalla vita “ricca” di eventi.
Una nota: per chi usa dei programmi seri/app per i podcast, il sito di Rai play sound è meno che ottimale: non ci sono i feed RSS, l’app fa confusione, etc.
Per fortuna un sant’uomo ha creato una pagina su github dove ha reso disponibili tutti gli xml con i feed.
In questo modo, andando sulla pagina, è possibile semplicemente cercare il podcast, cliccare e sottoscrivere.
Dicevamo della serie: innanzitutto, è una serie corposa. Sono 14 puntate da 45 minuti circa l’una. Quindi una decina abbondante di ore in totale.
E sono un racconto di vita, in ordine quasi completamente cronologico e molto analitico. Dall’infanzia all’oggi di Lorenzo, nato sul finire dei ‘70, che sostanzialmente fa per molti anni della sua vita il rapinatore.
Non entro nei dettagli della trama e degli eventi, non sono qui a spoilerare il racconto, che è scritto e architettato molto bene.
Faccio solo due brevi riflessioni, che forse poi è solo una ma divisa sulle due facce della stessa medaglia:
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Il podcast intero è un gioco al rilancio, all’inseguimento. C’è sempre un “dopo” che serve per capire l’ora. Aspettate a giudicare e a “farvi un idea”. Se anche il personaggio di Lorenzo, in certi passaggi, vi dovesse far uscire la rabbia e l’odio, prendete quelle emozioni, ricordatevele e non vi fate sopraffare. Dopo arriverà un pezzo che vi cambierà prospettiva.
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Quanto è difficile capire una persona, senza sapere tutto della sua vita. Mi trovo a volte a dover “decidere” se una persona va bene o male (un colloquio per assumere qualcuno, un fornitore) e, in paragone alle ore passate ad ascoltare Lorenzo parlare della sua vita, lo devo fare se va bene in un decimo del tempo. Quante volte avrò ragionato per preconcetti, per “prime sensazioni”, per pancia e non per cervello? Quante volte “uno bravo” avrà preso un buco in quella mezz’ora?
Il podcast è un investimento di tempo non banale ma incastrabile (io l’ho ascoltato sempre nel tragitto casa lavoro e viceversa) e un’occasione di riflessione sui temi della giustizia, della libera scelta e sui meccanismi che portano le persone a fare scelte che per noi sono irrazionali e incomprensibili.