Rigoni Stern
Fumetto biografico preso in biblioteca, lasciato colpevolmente lì un po’ troppo e poi mangiato in un pomeriggio di raffreddore e divano.
Nonostante sia una biografia, quindi scritta e disegnata da terzi, questo fumetto, anche da punto di vista metaletterario, è un po’ come i libri stessi di Rigoni Stern: biografia e Storia si fondono continuamente.
L’intreccio tra i due livelli è continuo: il primo, quello della vita da soldato, e il secondo, quello della vita da narratore. La stessa cosa che succede appunto nei romanzi dell’autore, dove la componente autobiografica è la base su cui viene costruita l’esperienza storica.
Rigoni Stern è stato testimone della follia della guerra, contemporaneamente uno dei suoi più aspri critici e uno dei suoi migliori narratori. Penso che poche penne si possano identificare con un periodo storico preciso e con una specifica serie di eventi come lui. Non è una critica, è una constatazione, se vogliamo una memoria muscolare: Rigoni Stern, seconda guerra mondiale dal punto di vista del soldato (e naturalismo, da un certo punto in poi.)
E però quella collocazione, quella precisa posizione nel tempo e nel ruolo, ne fa un’ancora robusta per far partire riflessioni e valutazioni su quel periodo. Lo rende ancora attuale, ancora da leggere oggi per capire perché, ad esempio, non abbia senso parlare di superamento dell’antifascismo. L’ultimo passaggio alla fine della guerra, quando dopo il ritorno dalla Russia viene spedito al campo di concentramento dai repubblichini, è ancora un punto dove bisogna battere. Bisogna ricordarsi che cosa è stato avere una guerra civile, ricordarsi che c’era una parte giusta e una no. E agire di conseguenza, e chiedere conto a chi dice di voler “passare oltre”. Non dimenticare, ma ricordare. E la narrazione di Rigoni Stern (e quindi, la sua vita stessa) sono un ottimo mezzo per farlo.
Una forma nuova di avvicinarsi a un gigante della Storia, da parte di due autrici giovanissime e molto talentuose.