The invention of tradition
‘Traditions’ which appear or claim to be old are often quite recent in origin and sometimes invented.
Questo “The invention of tradition” è più famoso di quello che dovrebbe essere.
Attenzione, non sto dicendo che è brutto, o che non valga la pena leggerlo, ma che è, a mio avviso, abbastanza sopravvalutato.
Uno si aspetta chissà che tomo di enunciazione storica, ma alla fine il concetto di fondo (“esiste una parte di tradizioni che sono inventate”) in realtà non è un concetto preciso e chiaro, ma è molto più sfumato (“qualcuno si è inventato delle cose, prendendo comunque dei pezzi dal passato e aggiungendo qui e là degli elementi”).
the strength and adaptability of genuine traditions is not to be confused with the ‘invention of tradition’. Where the old ways are alive, traditions need be neither revived nor invented.
Sostanzialmente è un elogio del marketing storico e della capacità di alcune figure di narrare delle storie accattivanti, di prendere degli elementi singoli, anche da storie e narrazioni diverse, che non c’entrano, e ripeterle in maniera convinta talmente tante volte da farle diventare vere e credibili.
Today, whenever Scotchmen gather together to celebrate their national identity, they assert it openly by certain distinctive national apparatus. They wear the kilt, woven in a tartan whose colour and pattern indicates their ‘clan’; and if they indulge in music, their instrument is the bagpipe. This apparatus, to which they ascribe great antiquity, is in fact largely modern. It was developed after, sometimes long after, the Union with England against which it is, in a sense, a protest. Before the Union, it did indeed exist in vestigial form; but that form was regarded by the large majority of Scotchmen as a sign of barbarism: the badge of roguish, idle, predatory, blackmailing Highlanders who were more of a nuisance than a threat to civilized, historic Scotland.
Non cambia quindi la mia valutazione di venticinque anni fa, fatta al liceo: Hobsbawm è decisamente sopravvalutato, malgrado la stima della.mia professoressa di storia e filosofia, che, da buona marxista, lo considera invece primus inter pares. E, anceh qui, sopravvalutato non vuol dire “cattivo”, ma semplicemente che l’opera è più piccola del personaggio, che l’opera gode della luce riflessa dell’autore, che è famoso anche (più?) per altrq cose, quale la sua militanza marxista.
The point is that what had been a joke earlier in the eighteenth century was transformed into something sublimely serious by the romantic vision.
Però almeno il primo capitolo, quello sulla Scozia e sulla creazione del mito dei Clan, va letto, sia perché ci sono comunque degli ottimi spunti di riflessione e di analisi del metodo con cui viene creata la tradizione, sia per per capire appunto che molto di quello che pensiamo di sapere è narrazione.
‘Modern societies still need myth and ritual. A monarch and his family supply it.’
Gli altri capitoli, di autori diversi da Hobsbawm, sono more of the same in contesti diversi. Interessante quello sull’India, che è un tema che vorrei conoscere di più.
The second, beginning in 1877, when Victoria was made empress of India, and extending until the outbreak of the First World War was, in Britain as in much of Europe, the heyday of ‘invented tradition’, a time when old ceremonials were staged with an expertise and appeal which had been lacking before, and when new rituals were selfconsciously invented to accentuate this development.
Alla fine ci si porta a casa che spesso a “so di non sapere” si può affiancare un “so che non me l’hanno ancora raccontato abbastanza bene”.
Almost all recent studies of nineteenth-century pre-colonial Africa have emphasized that far from there being a single ‘tribal’ identity, most Africans moved in and out of multiple identities, defining themselves at one moment as subject to this chief, at another moment as a member of that cult, at another moment as part of this clan, and at yet another moment as an initiate in that professional guild.
Letto in inglese, in alcuni passaggi è complesso e richiede un po’ di dizionario storico, ma niente per cui non basti il dizionario interno del Kindle. Ci ho messo un sacco perché è comunque un libro che va “digerito” pagina per pagina.
Like many another liberated ‘people ‘, ‘Germany ‘was more easily defined by what it was against than in any other way.