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Il mito delle origini

Che bell’autore Montanari. Grandissimo studioso, eppure sempre chiaro e comprensibile. Grande divulgatore, riesce a prendere chiunque per mano e a condurlo in un viaggio.

tutti sappiamo che il territorio da solo non basta a ‘spiegare’ un prodotto, le sue caratteristiche, le sue qualità. Il lavoro dell’uomo, che, interagendo con l’ambiente e mettendo a frutto le risorse naturali, in larga misura inventa quel prodotto, è almeno altrettanto importante.

In questo “Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro” Montanari smonta pezzo a pezzo, o meglio, ingrediente dopo ingrediente, il nazional popolare piatto degli “spaghetti al pomodoro”.

Mi permetto un ricordo personale: qualche tempo fa alcuni studenti americani, ai quali chiedevo di indicare quali prodotti percepissero come ‘tipicamente’ italiani, al primo posto indicarono l’acqua. Lì per lì pensai alle acque minerali in bottiglia, di cui siamo tra i maggiori consumatori mondiali. Mi spiegarono invece che pensavano all’acqua per bollire la pasta (non per nulla avevano messo il sale al secondo posto, il che avrebbe dovuto insospettirmi). In realtà questo gesto non è automaticamente collegato alla cottura della pasta, soprattutto se la prendi già cotta o surgelata, e allora il tuo riferimento diventa una padella o il forno, preferibilmente a microonde.

Attrverso un’approfondita e accurata analisi storica, con metodo ogni elemento viene storicizzato, analizzato e descritto.

La principale eccezione riguarda l’Italia, dove l’uso della forchetta – o di oggetti similari – è attestato precocemente, non solo (come potremmo pensare) negli ambienti esclusivi delle corti principesche ma anche nella società borghese, e perfino a livello popolare. Ciò accade perché la forchetta è funzionale – quasi necessaria, verrebbe da dire – al consumo di pasta, che, come abbiamo appena visto, è normalmente condita con formaggio (a cui volentieri si aggiunge burro75) e servita bollente: in tal modo la pasta assume due caratteristiche, la scivolosità e il calore, che mal si adattano all’uso delle mani.

Possiamo quindi apprendere l’origine della pasta, il suo girare per il mediterraneo, il suo trasformarsi da pezzi di sfoglia a fili sempre più sottili, fino agli spaghetti di pasta secca.

non agirà in senso positivo sull’immagine del pomodoro, visti i pregiudizi che circondavano la melanzana o «mela insana»

Possiamo parlare del pomodoro, ovviamente sconosciuto fino alla scoperta dell’America e che ci mise parecchio tempo prima anche solo di esser considerato come alimento.

Il cibo è uno straordinario segno identitario, sia per il principio di incorporazione connaturato al gesto di mangiare, sia per i valori extranutrizionali, di natura simbolica, legati alla cultura del cibo in ogni società.

Possiamo parlare del formaggio, vero tesoro dell’epoca, che pioveva dla cielo in quie Bengodi dove portava l’immaginario (spesso mentre la pancia era vuota).

i piaceri troppo condivisi perdono rapidamente il loro fascino

Un libretto piacevolissimo e consigliato a tutti, per scoprire quando anche la storia del nostro piatto “principe” sia in realtà la somma di storie che hanno girato il mondo. E a breve, sotto con la sua Sotria della cucina Italiana, scritta con un altro grandissimo, il professor Capatti.