Turn the ship around
Letto in cartaceo, in quanto me lo ha regalato una collega di lavoro.
Libro di soft skills, ovvero di “come convincere gli altri a lavorare”. Ma fatto bene, con pochi concetti, tutti chiari e applicabili.
Il segreto? Persuadere le persone che è il loro lavoro a mandare avanti la baracca, far prendere loro responsabilità e premiarle.
So che detta così sembra ipersemplicistica, ma dopo ormai più di vent’anni di lavoro, posso dire che non mi è ancora capitato di vedere sempre tutti e tre i concetti applicati insieme.
In particolare il concetto di responsabilità (quello del sottotitolo “turning followers into leaders”) è spesso osteggiato, generalmente fino al momento in cui poi il responsabile se ne va / viene mandato via e di colpo le persone che prima riportavano a lui magicamente dovrebbero diventare leader, senza che nessuno le abbia mai prima formate o testate (anzi, spesso nelle situazioni peggiori chi osa alzare la testa e questionare lo status quo viene pure bastonato).
È comunque gradevole anche per il contesto: il mondo del sottomarino e in generale della Marina si presta a questo tipo di narrazione, rendendo anche gli esempi interessanti.
Qui non si parla di progetti, di vendere di più, si parla di siluri e di gente che sta sott’acqua delle settimane. E fa tutta la differenza del mondo nel rendere autorevole quello che viene raccontato.
Il testo (che ho letto in inglese) è iperscorrevole e scritto in maniera chiara e schematica; per alcuni acronimi tipicamente marinareschi c’è un utile dizionario al termine, che in alcuni passaggi è necessario compulsare per risolvere qualche dubbio (chi è il XO? e che differenza c’è tra Capitano e Comandante?).
Si completa anche con alcune domande pre e post capitolo, per mettervi nel mood giusto all’inizio e per vedere se avere capito alla fine.
Pure american way.
Nel genere, ho letto di peggio. E qualche spunto buono salta fuori. Non aspettatevi Proust.